Muoversi 3 2022
12

PERCHÉ DOBBIAMO RIMANERE UNA DEMOCRAZIA INDUSTRIALE ATTIVA

PERCHÉ DOBBIAMO RIMANERE UNA DEMOCRAZIA INDUSTRIALE ATTIVA 

di Paolo Scudieri

Paolo Scudieri/strong>

Presidente Anfia

L’Europa ha scelto di essere paladina di un cambiamento radicale sui temi delle energie per la mobilità. Ma vorrei segnalare che l’Europa rappresenta solo l’8% delle emissioni di CO2 a livello globale, l’Asia ne rappresenta il 57-60% e gli Stati Uniti il 17%. Ciò vuol dire che siamo alfieri di un cambiamento che abbiamo deciso di fare anche se rappresentiamo solo una piccola parte del problema. Le imprese sono con le Istituzioni e gli imprenditori e la manifattura sono con il cambiamento: nella nostra missione c’è investire a fronte di nuove normative e venire incontro alle esigenze di mutamento e innovazione tecnologica di cui l’automotive è precursore e protagonista.

Ma allora qual è il punto distonico in questo momento? È nel fatto che noi (e l’Europa è ferma su questo) ci stiamo avventurando verso una mono-tecnologia individuata che si chiama trazione elettrica. Una mono-tecnologia di cui sicuramente non abbiamo quei fattori di know-how e di priorità estrattiva sui minerali di cui avremmo bisogno per mettere in sicurezza le nostre aziende e i nostri lavoratori.

Ma allora qual è il punto distonico in questo momento? È nel fatto che noi (e l’Europa è ferma su questo) ci stiamo avventurando verso una mono-tecnologia individuata che si chiama trazione elettrica. Una mono-tecnologia di cui sicuramente non abbiamo quei fattori di know-how e di priorità estrattiva sui minerali di cui avremmo bisogno per mettere in sicurezza le nostre aziende e i nostri lavoratori.

Partiamo dalle materie prime per l’elettrico: l’Asia si è mossa per tempo, la Cina ha fatto una politica strategica che dura da 20 anni andando con costanza a ricercare quei minerali, ne ha trattato contrattualmente il contenuto e ha dei diritti pluridecennali per la loro estrazione. A valle di questo ha anche elaborato la chimica per la raffinazione dei minerali e quindi su tutto ciò che a monte. Insomma, l’Europa va a coprire quello che è solamente l’ultimo pezzo di questa complessa filiera, quello a minor valore aggiunto, restando fuori da tutto ciò che è a monte e che è molto più strategico.

Questo è il punto che ci distingue dalle attuali scelte europee: noi affermiamo che c’è bisogno necessariamente di andare verso una transizione neutrale. Solo allora avremo un mondo democratico che ha deciso di affrontare giustamente i fattori ambientali - e su questo siamo pienamente d'accordo - ma anche di rimanere una democrazia industriale attiva

Quello che voglio dire è che se vogliamo una transizione giusta ed equilibrata – e l’Europa ne è paladina e il mondo industriale ne condivide la sostanza – abbiamo bisogno della neutralità tecnologica perché dobbiamo equilibrare i due piatti della bilancia: non possiamo essere dipendenti da nessuno nel mondo, specie laddove l’automotive rappresenta la storia e la cultura dell’ingegneria dell’Europa. In questo settore abbiamo esportato quegli elementi di creatività, innovazione, design, capacità ingegneristiche e oggi ci viene chiesto di cancellare con un colpo di spugna la nostra storia industriale.

Questo è il punto che ci distingue dalle attuali scelte europee: noi affermiamo che c’è bisogno necessariamente di andare verso una transizione neutrale e neutralità vuol dire, da un lato, elettrico e va benissimo pur con tutti i gap di dipendenze, ma se, dall’altro, abbiamo una sorta di leadership tecnologica dovuti ai biocarburanti, ai sintetici, all’idrogeno e ai biogas. Solo allora avremo un mondo democratico che ha deciso di affrontare giustamente i fattori ambientali – e su questo siamo pienamente d’accordo – ma anche di rimanere una democrazia industriale attiva.

Si discute molto in questi giorni della dipendenza europea sul gas e tutti ormai ne sanno qualcosa, ma quello che non diciamo è che di dipendenze, come la storia recente dimostra, non ne possiamo assolutamente avere perché ogni dipendenza è fattore di una strozzatura democratica a tutto ciò che è libertà personale, evoluzione della società civile e libertà dell’evoluzione industriale.

La politica su questi temi si divide, ormai la divisione è palese: c’è un centrodestra più la Lega che ragiona sugli argomenti – lo dico non perché sia un “retroscena” o una mia impressione personale, ma perché lo si legge su tutti i giornali; e c’è una sinistra impegnata in questa asfissia tecnologica dell’evoluzione industriale, puntando tutto sulla mono-tecnologia, come fosse un credo.

Ecco, è qui che va fatto un grande lavoro. E un buon lavoro è stato fatto, devo dire, perché si è aperto uno spiraglio alle altre tecnologie. Si tratta ancora di elaborarne i contenuti, ma almeno è uno spiraglio. E chiedo con determinazione che si lavori, sia dal punto di vista strategico che concettuale, affinché i partiti comprendano appieno che su aspetti così importanti non si può essere ideologici. Bisogna sposare il fattore evolutivo e la necessità avere un’evoluzione che deve essere sempre democratica sia dal punto di vista sociale che industriale perché altrimenti rinunciamo, impoverendoci, ad un fattore strategico, storico che mai come in questo momento è stato così forte e che sarà determinante per il futuro.