Muoversi 4 2021
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NESSUNO DEVE ESSERE LASCIATO INDIETRO

NESSUNO DEVE ESSERE LASCIATO INDIETRO

intervista a Sara Moretto

Sara Moretto

Capogruppo di Italia Viva e Segretario della X Commissione Attività Produttive Camera dei Deputati

Il pacchetto “Fit for 55” prevede una serie di misure che avranno impatto su molte filiere industriali. Vede più rischi o opportunità?

La tutela dell’ambiente in cui viviamo è un’opportunità, non può essere considerato un rischio. Certo, se da un lato siamo tutti consapevoli che garantire un futuro più verde e con un minor tasso di inquinamento rappresenti un’urgenza non più rinviabile, dall’altro dobbiamo anche chiarire che il Green Deal non dovrà pesare sulle aziende. La transizione ecologica deve quindi essere fatta con le gambe delle imprese e non sulle loro spalle. Sono convinta che questa riflessione sia stata considerata da chi ha redatto il pacchetto clima “Fit for 55”, che avanza numerose proposte che investono diversi settori dall’economia ai trasporti, dalle energie rinnovabili all’efficientamento energetico. Un pacchetto che conferma come non possa esserci transizione ecologica senza transizione energetica, un processo che deve riguardare sia il modo in cui si produce ma anche quello in cui si consuma l’energia. Affinché queste trasformazioni siano delle vere opportunità è necessario accompagnarle con scelte politiche eque e adeguate risorse economiche. In sostanza, non possiamo permetterci che il Green Deal penalizzi alcuni comparti produttivi del nostro Paese, con ricadute estremamente negative sull’occupazione.

Affinché queste trasformazioni siano delle vere opportunità è necessario accompagnarle con scelte politiche eque e adeguate risorse economiche

Il Governo ha attivato diversi gruppi di lavoro sulle singole proposte legislative del pacchetto “Fit for 55. Quale il ruolo del Parlamento, che sarà chiamato a esprimersi anche sul Piano della transizione ecologica, redatto in sinergia con il PNRR, e quali le aree prioritarie di intervento?

Il Parlamento sarà coinvolto nell’iter di approvazione del Piano e avrà voce in capitolo. La definizione di un processo così importante per il futuro del Paese non può e non deve avvenire con scelte verticali, anzi va ricercata la massima condivisione su queste tematiche. La Commissione di cui faccio parte, come le altre di competenza, sarà chiamata ad esprimere un parere sul Piano nazionale per la transizione ecologica. In quella sede farò nuovamente presente la necessità che questo progetto prosegua senza tuttavia lasciare indietro nessuno, compresi quei comparti che con la decarbonizzazione sembrerebbero destinati a soccombere, ma che in realtà potrebbero rigenerarsi e rilanciarsi. La transizione ecologica offre spazi nuovi e trasformazioni positive che in un dialogo serrato tra istituzioni, imprese e università possono aumentare la competitività del sistema paese. A queste opportunità si accede anche e soprattutto avendo un approccio aperto e guidato dal principio della neutralità tecnologica. Questo vale nella produzione energetica così come nella mobilità che sono, certamente, tra le aree prioritarie di intervento. Trasversale a queste ed altre urgenze rimane strategica una nuova e chiara politica di infrastrutturazione energetica adeguata e funzionale al nuovo corso che si intende avviare.

Il pacchetto “Fit for 55” prevede, tra l’altro, la messa al bando dei motori a combustione interna entro il 2035. Ciò mette a rischio non solo il settore automotive, ma anche intere filiere produttive ad esso collegate. Secondo lei c’è la consapevolezza dei rischi sociali che si corrono seguendo questo approccio molto ideologico e poco pragmatico?

Il mondo dell’automotive da tempo è al lavoro per un progressivo superamento dei motori a combustione. Diverse case automobilistiche hanno già annunciato l’anticipazione di quel termine per lo stop alla produzione dei loro veicoli con motori endotermici. Credo quindi che la strada sia già stata imboccata e che vada però accompagnata con attenzione proprio per evitare di incorrere in conseguenze pesanti per la filiera italiana e i suoi lavoratori. È fondamentale, ad esempio, che il nostro Paese non tenti in maniera maldestra di accelerare i tempi senza prevedere adeguate politiche industriali e di sostegno alle imprese, anche le più piccole, della filiera. Questa tentazione è forte in alcune forze politiche e lo è stata anche in pezzi del precedente governo. La presidenza di Mario Draghi ha segnato un cambio di passo e sono certa che lo potrà segnare anche nelle scelte in questo campo.