Muoversi 3 2021
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VALUTARE COSTI E BENEFICI PER CAMBIARE SENZA DISTRUGGERE COMPARTI INDUSTRIALI

VALUTARE COSTI E BENEFICI PER CAMBIARE SENZA DISTRUGGERE COMPARTI INDUSTRIALI

proponiamo una sintesi dell’intervento di Chicco Testa

Chicco Testa

Presidente

FISE-Assoambiente

Siamo tutti favorevoli a spingere per la transizione. Ma ho l’impressione che qualche volta ci siamo messi in quest’impresa procedendo un po’ alla cieca e senza aver chiaro quali possono essere le conseguenze complessive di quello che stiamo facendo. Perché se facciamo errori – e, secondo me, noi ne stiamo facendo – questi errori corrono il rischio di costare molto, molto, molto cari. L’Agenzia Internazionale dell’Energia, che è la più importante agenzia energetica mondiale, ha elencato le cose da fare per arrivare al Net Zero Emission nel 2050. E loro fanno un elenco di misure che sono irraggiungibili. Faccio un esempio. Nel 2035 non dovrà più essere venduta alcuna auto con motore a combustione. È possibile? A Milano o Parigi forse sì, ma è la tenuta delle reti elettriche che è un problema molto più complesso; nel resto del mondo, in città come Lagos, Nairobi, Nuova Delhi, Bombay dove l’energia elettrica, quando c’è, serve forse per accendere una lampadina e le cadute di elettricità succedono tutti i giorni in maniera ripetuta, come si può pensare di riuscire a mettere milioni di punti di ricarica di automobili?

Vedo nel mondo delle imprese una grande forza. Qui ci siete voi, unem; c’è Confindustria di cui voi siete parte importante; ci sono settori interi del comparto produttivo. Ma il mondo delle imprese vive un perenne complesso di inferiorità da cui bisogna uscire

C’è un’altra misura indicata: dal 2025 non si possono più vendere caldaie a gas. In Sardegna stiamo completando la metanizzazione, i sardi aspettano da anni di potersi mettere la caldaia a gas. Cosa vuol dire? Ci sono molte altre cose discutibili: solo il fabbisogno di rinnovabili dovrebbe arrivare a 600-700 mila MW. Oggi il consumo totale italiano è 300 mila, quindi noi dovremmo produrre con le rinnovabili il doppio dell’intero consumo elettrico attuale. Quanti impianti fotovoltaici, quanto eolico può fare un paese dove basta la proposta di intervenire su 100 ettari nella Maremma per provocare vere e proprie rivolte. Io credo che noi dovremmo svolgere un’indagine seria ed approfondita sui costi e le conseguenze della transizione ecologica in Europa e nel nostro Paese.

Ha ragione Prodi: la transizione non sarà un pranzo di gala e anzi, ci vorranno lacrime e sangue: ma mi sembra che pochi lo capiscano.

Mi chiedo: qual è il modo migliore per ridurre CO2 e per migliore intendo quello meno costoso? Quando leggo che le case automobilistiche non fanno nemmeno più la ricerca sulle Euro7 perché dicono che non avrà alcun senso, io dico: era più facile sostituire il parco a combustione esistente o sostituire tutto il parco combustione con auto elettriche per cui dovremmo fare investimenti pazzeschi nelle reti elettriche, nell’energia rinnovabile ecc ecc? Ma c’è qualcuno che fa queste valutazioni.

Vedo nel mondo delle imprese una grande forza. Qui ci siete voi, unem; c’è Confindustria di cui voi siete parte importante; ci sono settori interi del comparto produttivo.

Ma il mondo delle imprese vive un perenne complesso di inferiorità da cui bisogna uscire. La soluzione dove sta? Intanto nel non drammatizzare i problemi e darsi il tempo per fare le cose come Dio comanda; secondo, c’è solo una soluzione, c’è solo una risorsa che dobbiamo aggiungere che non sono né soldi pubblici né soldi privati, ma è l’innovazione. O facciamo dei salti tecnologici veri o altrimenti non ce la faremo. Quanti soldi ci sono sull’innovazione tra PNRR o quel diavolo che volete? Quattro palanche.