Muoversi 1 2021
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SENZA CERTEZZA E STABILITÀ NORMATIVA NON CI SONO INVESTIMENTI

SENZA CERTEZZA E STABILITÀ NORMATIVA NON CI SONO INVESTIMENTI

intervista a Giancarlo Torriero

Giancarlo Torriero

Vice-Direttore Generale Associazione bancaria italiana (Abi)

La transizione energetica richiederà ingenti investimenti. Il tema dell’accesso alle risorse è pertanto centrale. A livello europeo sono state varate misure che limitano l’accesso ai finanziamenti solo alle attività ritenute più green, lasciandone fuori altre. In questo modo non si rischia di frenare innovazione, ricerca e sviluppo che invece sono fondamentali per la decarbonizzazione?

L’Abi con le altre principali rappresentanze del mondo delle imprese ha attivato un apposito “Tavolo di Lavoro di Condivisione sulle Iniziative Regolamentari Internazionali” dove sono state analizzate le iniziative dell’Unione europea volte a favorire la transizione verso un’economia maggiormente sostenibile.

Il tavolo ha condiviso la scelta di elaborare una tassonomia con principi e metriche standard che serva da riferimento comune in Europa per la valutazione in termini di sostenibilità ambientale delle attività e dei progetti d’impresa, in particolare al fine di: sviluppare politiche di incentivazione comunitarie e a livello dei singoli Stati membri; favorire la disclosure sugli strumenti d’investimento nel caso in cui questi siano presentati al mercato come sostenibili; in prospettiva, introdurre un fattore di ponderazione di favore per i finanziamenti destinati a imprese o iniziative ambientalmente e socialmente sostenibili, nell’ambito del Regolamento europeo sui requisiti di capitale per le banche (CRR).

Tuttavia, il Tavolo ritiene fondamentale evitare che la tassonomia possa trasformarsi in uno strumento per discriminare le imprese o le attività “green” da quelle “brown”. Va assolutamente rigettata l’ipotesi che accanto ai necessari incentivi per favorire la transizione verso un’economia maggiormente sostenibile, possano essere previsti disincentivi, o comunque forme di penalizzazione, per le imprese che direttamente o indirettamente possono essere considerate meno virtuose. Occorre quindi creare le condizioni, anche regolamentari, per agevolare la transizione verso attività “green”.

In che modo il sistema bancario può aiutare questo processo?

La valutazione di fattori di rischio ambientale nella fase di erogazione del credito potrebbe creare difficoltà nel flusso di finanziamento all’economia, in particolare nei Paesi a forte vocazione manifatturiera e con un tessuto imprenditoriale costituito in prevalenza da piccole e medie imprese che potrebbero avere maggiori difficoltà di adeguamento agli standard di sostenibilità impliciti nella Tassonomia.

Per evitare questo rischio occorre una incisiva politica europea finalizzata a favorire la transizione verso modelli di business maggiormente sostenibili per le imprese, soprattutto nei confronti delle PMI che in assenza di tali agevolazioni difficilmente potrebbero realizzare gli investimenti necessari a mitigare i nuovi rischi connessi ai fattori ESG.

D’altra parta, va considerato il possibile effetto positivo per la nostra economia derivante dall’apertura di nuovi business legati allo sviluppo dell’economia sostenibile, anche determinato da una maggiore propensione del settore bancario al finanziamento di attività compatibili con i fattori anzidetti.

Un recente rapporto di Mediobanca ha analizzato l’impatto della pandemia sui bilanci dei primi nove mesi del 2020 di oltre160 multinazionali industriali mondiali e 26 società industriali e di servizi dell’indice FTSE MIB. Il crollo del fatturato è stato particolarmente evidente per le società petrolifere e il comparto aereonautico.
Quali possibilità di ripresa vede?

È difficile fare previsioni, gli effetti economici indotti dalla pandemia sono stati più profondi e più lunghi rispetto a quanto veniva auspicato inizialmente. I settori economici che maggiormente sono stati incisi dagli effetti della pandemia dovrebbero beneficiare di mirate politiche economiche, cogliendo anche l’occasione del varo del Next Generation UE.

Le risorse del Recovery Fund saranno essenziali per la ripresa. Quali secondo lei dovrebbero essere gli ambiti prioritari di intervento?

Come abbiamo rilevato in una recente audizione parlamentare, la disponibilità di queste risorse rappresenta un’occasione da non perdere per avviare l’indispensabile transizione verso un’economia più sostenibile e digitale, ma anche per affrontare le tante criticità strutturali che da troppo tempo costringono la crescita dell’economia italiana su livelli insoddisfacenti. 

L’Abi non entra nel merito delle singole misure allo studio, l’individuazione delle priorità e dei settori di intervento che sono proprie delle Istituzioni italiane. Tuttavia, è fondamentale porre una preliminare questione di metodo. È necessario, a monte, un progetto per l’Italia. È necessario un disegno organico che guidi la formulazione, in parallelo, dell’indirizzo politico nazionale delineato nella legge di bilancio e dei piani di investimento delle risorse attinte dai programmi europei. L’Abi auspica un piano che non sia una sommatoria di iniziative da finanziare, ma il risultato di un disegno coerente e organico volto alla crescita e all’occupazione, concentrato su pochi filoni, individuati secondo un criterio di priorità, a loro volta declinati in misure di riforma e di investimenti coerenti e sinergici. Ciò è inoltre rispondente a quanto richiesto dalla Commissione europea nel momento in cui ha definito il quadro per la richiesta e l’erogazione delle misure previste dal Next Generation EU.

Per quanto rilevanti, le risorse non saranno illimitate, per cui è indispensabile valutarne attentamente la destinazione. Ne deriva la necessità di presentare un piano dettagliato di riforme sostanziali, credibili e coerenti che indichi chiaramente obiettivi quantificabili, tempi, risultati intermedi

È compito delle Istituzioni, per conto dei cittadini, decidere sulle priorità ed effettuare le scelte conseguenti nell’ambito del quadro di riferimento definito dalle Istituzioni europee che hanno pure indicato i macro-obiettivi a cui debbono ispirarsi i piani di recupero presentati dagli Stati membri, con il fine ultimo di agevolare la ripresa dello sviluppo, in una ottica sostenibile, e dell’occupazione.

Soprattutto per l’Italia, è importante che nella definizione del piano vengano anche tenute presenti le raccomandazioni rivolte agli Stati membri dalla Commissione europea nell’ambito dell’attività di monitoraggio sui programmi di stabilità. Tra queste particolare rilievo assumono le raccomandazioni relative a:

– perseguire politiche di bilancio volte a conseguire posizioni di bilancio a medio termine prudenti e ad assicurare la sostenibilità del debito, incrementando nel contempo gli investimenti;

  anticipare i progetti di investimento pubblici e promuovere gli investimenti privati per favorire la ripresa economica;

– concentrare gli investimenti sulla transizione verde e digitale, in particolare su una produzione e un uso puliti ed efficienti dell’energia, su ricerca e innovazione, sul trasporto pubblico sostenibile, sulla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche e su un’infrastruttura digitale rafforzata per garantire la fornitura di servizi essenziali;

– migliorare l’efficienza del sistema giudiziario e il funzionamento della pubblica amministrazione.

Cosa servirebbe per una loro efficiente gestione?

Per quanto rilevanti, le risorse non saranno illimitate, per cui è indispensabile valutarne attentamente la destinazione per assicurare che vengano spese nel modo più utile.

Ne deriva la necessità di presentare un piano dettagliato di riforme sostanziali, credibili e coerenti che indichi chiaramente obiettivi quantificabili, tempi, risultati intermedi da sottoporre a verifica periodica in relazione alle erogazioni dei fondi europei.

Affinché i provvedimenti che saranno adottati possano risultare incisivi, sarà essenziale prestare attenzione a ulteriori cruciali aspetti.

In primo luogo, la stabilità delle misure. Le modifiche legislative e gli eventuali incentivi devono avere carattere di certezza e stabilità nel tempo, per poter creare aspettative positive e dare la possibilità ai potenziali fruitori di pianificare i propri investimenti e poter contare sul mantenimento delle eventuali agevolazioni per tutto il tempo necessario. Il tutto accompagnato da valutazioni di impatto ex ante ed ex post delle misure messe in atto.

Un altro elemento cruciale è rappresentato dalla semplicità e dalla facilità di accesso ad eventuali agevolazioni ed incentivi, sia dal punto di vista delle procedure previste, sia della chiarezza dei criteri di eleggibilità per l’applicazione.

Un terzo elemento è rappresentato dalla rapida disponibilità di tutta la normativa rilevante, evitando l’estenuante attesa di decreti attuativi prima di poter utilizzare le misure e la pubblicazione postuma di circolari interpretative che modificano i termini.