Muoversi 1 2023
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RASSEGNA STAMPA

Presentiamo una rassegna stampa sull’attualità delle ultime settimane.

novembre 2022, Gian Luca Pellegrini

Autolesionismo dell’Europa

Mentre l’Europa si accinge ad affrontare l’inverno più difficile dalla Seconda guerra mondiale, un coro sempre più nutrito di voci si domanda se il percorso di trasformazione intrapreso dall’automotive – e di conseguenza imposto ai consumatori – abbia davvero un senso, perlomeno come è stato progettato da Bruxelles. Gli ultimi a chiederselo sono quelli di Jato Dynamics. In un recente studio Jato si concentra su due istanze che ritiene dirimenti. Da un lato individua nei costi elevati il limite delle Bev: “Una parte significativa della popolazione è esclusa dalla mobilità elettrica a causa dei problemi legati all’accessibilità economica dei veicoli. Ma ciò comporta un problema di altra natura: “Senza un’adozione di massa delle EV – prosegue Jato – gli obiettivi di riduzione delle emissioni diventano irraggiungibili. (…)

Grazie alla forza del mercato interno, al progresso tecnologico, e al persistente sostegno governativo – sostiene ancora Jato – le case cinesi sono in una posizione privilegiata per accelerare i loro piani di espansione globale. Il futuro di Europa e Stati Uniti sembra meno promettente. Nel primo semestre 2022 il prezzo medio di un’auto a batteria si è attestato sui 55mila euro in Europa e sui 63mila dollari negli stati Uniti. La Cina invece è passata da un prezzo medio di 66mila euro ad appena 31mila. I costruttori occidentali stanno spostando il baricentro operativo sempre più in alto, cercando una maggiore marginalità; quando i cinesi si concentreranno sul mass market lo sfondamento della linea sarà drammatico. (…) È paradossale che si stia regalando sovranità ad una economia che dell’ambiante se ne frega e che oggi va all’incasso di una pianificazione partita da lontanissimo.

10 gennaio 2023, Paolo Baroni

Intervista a Claudio Spinaci – “Non c`è alcuna speculazione la colpa è del rialzo delle accise”

Speculare sui prezzi dei carburanti? È un’accusa senza fondamento, perché tra l’ultima settimana di dicembre e i primi giorni di gennaio il prezzo industriale dei carburanti, stante la sostanziale stabilità dei mercati internazionali, non è variato e la differenza che vediamo oggi è dovuta al solo aumento delle accise», puntualizza l’ingegner Claudio Spinaci, presidente dell’Unem.

“Al momento spiega il capo dei petrolieri italiani-secondo i dati dell’osservatorio ministeriale, in modalità self siamo, come media nazionale, intorno a 1,82 euro/litro per la benzina e a 1,88 per il gasolio, cioè circa 18-19 centesimi in più rispetto a quelli di fine anno. Non vedo dove sarebbe la speculazione se la differenza è pari all’aumento delle accise Iva compresa».

I prezzi salgono nonostante da novembre il Brent costi il 25% in meno…

«Nel serbatoio della nostra auto non mettiamo petrolio ma prodotti derivati dal processo di raffinazione. Quindi, il benchmark per i carburanti non sono le quotazioni del greggio ma le quotazioni internazionali dei prodotti raffinati, il cosiddetto Platts Cif Med. Se guardiamo a questi indicatori e li confrontiamo con i prezzi industriali (cioè al netto delle tasse) dei carburanti, vediamo che da fine novembre ad oggi il Platts per la benzina è diminuito di circa 6 centesimi euro/litro, discesa più che riflessa nei prezzi industriali ridottisi di circa 12 centesimi; il gasolio è invece sceso, rispettivamente, di 4 e 14 centesimi».

Come è possibile risparmiare sul pieno?

«Risparmiare è possibile e spetta al consumatore sapere scegliere l’impianto e la modalità di rifornimento più conveniente. Basta un telefonino.

Per calmierare i prezzi bisogna ripristinare gli sconti?

«Tornare indietro sarebbe insostenibile economicamente visto che il taglio è costato circa un miliardo di euro al mese ed è il motivo per cui è stato eliminato. Occorre quindi un intervento strutturale del sistema fiscale che, tra l’altro, riavvicini le accise del nostro Paese a quelle europee, magari passando anche per la defiscalizzazione della componente bio che favorirebbe un maggiore sviluppo dei carburanti a basse emissioni di carbonio, essenziali per raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione dei trasporti».

10 gennaio 2023, Maria Carla Sicilia

Intervista Claudio Spinaci – “Nessuna speculazione sul carburante”

“Speculazione? È un’accusa infondata, forse frutto di una percezione errata. Gli allarmi sono a mio avviso ingiustificati”. Al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e a quanti nel govemo agitano l’ipotesi della speculazione dietro ai rincari della benzina, compresa la premier Giorgia Meloni, risponde così Claudio Spinaci, presidente dell’Unem, l’associazione che rappresenta le imprese della rafïïnazione, della logistica e della distribuzione di prodotti petroliferi. Dal primo gennaio le accise sui carburanti sono aumentate di 30,5 centesimi di euro per litro considerando anche l’Iva, una decisione del governo Meloni per risparmiare circa 700 milioni di euro al mese. “Tra l’ultima settimana di dicembre e i primi giorni di gennaio il prezzo industriale dei carburanti, stante la sostanziale stabilità dei mercati internazionali, non è variato – spiega Spinaci – e la differenza che vediamo oggi è dovuta all’aumento delle accise. Chi parla di rincari indicando i prezzi di un singolo distributore sbaglia metodo; è la media che conta”, spiega Spinaci. È inutile puntare il dito contro un distributore che in autostrada sul servito applica un prezzo di 2,30 euro, anche perché in un mercato frammentato come questo è la concorrenza che tutela i consumatori; “I distributori sono oltre 21.700, la competizione è altissima”.

11 gennaio 2023, Achille Perego

«Non c`è speculazione. È colpa delle accise»

È vero che petrolieri e reti di distribuzione stanno speculando sul prezzo dei carburanti?

«La variazione dei prezzi al consumo riflettono esclusivamente l’aumento delle accise scattato da gennaio – replica Claudio Spinaci, presidente di Unem (ex Unione petrolifera). Anzi, il dato ufficiale emerso dall’ultima rilevazione del Mase ieri dimostra che i prezzi medi italiani dell’ultima settimana sono cresciuti 1-2 centesimi ¡n meno dell’aumento di accise (18,3) e come l’accusa di speculazione sia totalmente infondata e frutto di una percezione errata della situazione».

In Italia perché benzina e gasolio costano di più in Europa?

«Perché abbiamo il peso fiscale più alto ¡n Europa. I prezzi industriali italiani, cioè quelli al netto delle tasse, in media sono più bassi di 3-4 centesimi euro/litro rispetto alla media dell’area euro. Per fare un esempio, in Germania il prezzo industriale del gasolio è più alto di 15 centesimi, ma al consumo è più basso di 3. Un altro esempio è la Spagna che ha un prezzo industriale superiore di 8 centesimi rispetto al nostro ma inferiore di 20 al consumo». Quanto incidono le accise e come andrebbero ridotte? «Sul gasolio accise e Iva pesano per circa il 51% contro una media europea del 45%, mentre sulla benzina si supera il 58% rispetto a una media del 54%. Dobbiamo ricordarci che nel 2021 il gettito delle accise ha contribuito con 25 miliardi (35 Iva compresa) al bilancio dello Stato e quindi sono soldi che andrebbero recuperati in altro modo se venissero meno. Occorre quindi un intervento strutturale sul sistema fiscale, nell’ambito del quale riallineare le accise ai livelli europei, che peraltro renderebbe il nostro Paese anche più competitivo.

II Governo ha sbagliato a tagliare gli sconti?

«Il taglio è costato circa un miliardo al mese ed è il motivo per cui è stato eliminato. Alla lunga è una misura che diventa insostenibile per il bilancio dello Stato».

13 gennaio 2023, Alberto Giannoni

Intervista a Luca Squeri – «Accise, scelta giusta Benzinai in difficoltà: non sono speculatori. Quel decreto asseconda una narrazione sbagliata»

Luca Squeri, deputato, responsabile energia di Forza Italia, cosa sta succedendo sulla benzina?

«È una tempesta in un bicchier d’acqua. A gennaio è venuto meno lo sconto sulle accise e si è riscontato un aumento alla pompa, ma di 16 centesimi quando in realtà il taglio alle accise era di 18. Cito dati del ministero

Che significa questo margine?

“È cominciata una narrazione per cui l’aumento è stato additato come speculazione della distribuzione, si è alzato un polverone che ha portato ad annunciare il decreto

Come giudica la linea del governo?

La scelta di non reiterare il taglio delle accise la condivido. I prezzi di fine dicembre erano inferiori a marzo, quando è stato introdotto. La situazione non è normale ma neanche emergenziale. E lo sconto sulle accise vale un miliardo al mese… Sul decreto dico che è venuto fuori per un presupposto errato. Faccio un esempio: ora c’è un obbligo di comunicare la variazione dei prezzi con sanzioni fino a mille euro. Ora si rende obbligatorio ogni giorno l’invio della comunicazione. Perché? Mi sembrano provvedimenti fatti in fretta”

Sono le ragioni dello sciopero dei distributori?

“Non lo so, ma certo la categoria è già in difficoltà e viene investita da questo pubblico ludibrio… Ai miei tempi si scioperava anche per meno”

La speculazione ad altri livelli c’è?

“Non ce n’è traccia in questo fragente. Lo prova l’aumento inferiore al valore del taglio delle accise. Facendo questa tara in realtà il prezzo è diminuito”.

16 gennaio 2023, Celestina Dominelli

«In Italia prezzi industriali tra i più bassi d’Europa. Ora riordino strutturale»

«In Europa abbiamo i prezzi industriali. cioè quelli al netto delle tasse, tra i più bassi, anche più bassi di quelli della Germania, dove un litro di gasolio, al netto delle tasse costa 15 centesimi in più ma al consumo 5 in meno, o anche della Francia, dove d sono 6 centesimi in più a livello industriale ma 3 in meno alla pompa. Il nostro vero problema è la tassazione che, invece, è la più alta d’Europa: sul gasolio siamo i primi, mentre sulla benzina siamo dietro solo a Grecia e Finlandia. Tassazione che in futuro andrà rivista complessivamente in modo strutturale e non emergenziale».

Claudio Spinaci, numero uno dell’Unione Energie per la Mobilità, va dritto al punto e preferisce far parlare i numeri per respingere le accuse durissime che, in questi giorni, hanno investito il comparto, accusato di aver indebitamente aumentato i prezzi praticati alla pompa. Prezzi che, fa notare l’ingegnere romano, al vertice dell’associazione dal 2015 e che ieri ha preso parte all’incontro convocato dal governo a Palazzo Chigi. «Quello che proprio non riesco a capire è perché, nonostante ciò, si continui a criminalizzare comportamenti che invece sono i più virtuosi che in altri paesi, anche tenendo conto delle tante inefficienze legate a una rete che ha quasi il doppio di quelli di Germania e Francia ed erogati che invece sono un terzo». I numeri sono eloquenti: 21.700 distributori di carburanti con 1.050 metri cubi di erogato medio, a fronte degli 14.439 della Germania (che, però, ha un livello di erogato pari 3.534 metri cubi) e della Francia con 11.160 stazioni di servizio e 3.135 metri cubi di erogato medio. Certo, la realtà italiana, ragiona Spinaci, «è sicuramente diversa da quella tedesca o francese dal punto di vista orografico, del tasso di urbanizzazione e del modello di distribuzione commerciale, ma con una reale riduzione delle aree oil ne guadagnerebbe l’efficienza e ci si avvicinerebbe maggiormente agli standard europei». Ma di quanto dovrebbe essere il taglio. Tenendo conto delle caratteristiche della penisola e della necessità di garantire comunque un servizio capillare. l’asticella potrebbe essere intorno ai 13-15.000. Insomma, il settore ha bisogno di interventi strutturali che, sperano le compagnie, saranno l’approdo finale del tavolo permanente l via da martedì prossimo. Ma, intanto. sulle nuove misure appena assunte dall’esecutivo resta un forte scetticismo. «Si tratta di iniziative che, a mio avviso, sono inutili e controproducenti” chiarisce il presidente dell’Unem. Si rischia di ridurre gli spazi di concorrenza perché potrebbe esserci un livellamento verso il prezzo medio del giorno, inoltre saranno solo nuovi oneri per gli operatori visto che l’adeguamento degli impianti con queste nuove informazioni comporterà costi per decine di milioni».

16 gennaio 2023, Giuliano Ferrara
L’incubo fasullo dell’energia e la corsa al sussidi

La mania della bolletta gratuita e eguale per tutti, come un punto di scala mobile pagato dallo Stato. Prima c’è stata la campagna sulle bollette del gas e elettriche, famiglie e imprese strozzate da aumenti da paura. (…) Ci sarà anche un po’ di speculazione, come sempre sono sospettati i borsisti di Amsterdam, il gioco dei tulipani che dura dal Seicento, Ma il fenomeno diventa subito da noi romanzo, racconto nero, incubo. Immani risorse vengono dirottate a coprire i costi impossibili dell’energia. La gara del consenso non prevede eccezioni. Si dà la caccia in modo maniacale al riscontro d’opinione, ti pago la bolletta, ti metto in grado di fronteggiare a spese della fiscalità generale l’inazione e la guerra, l’informazione non parla d’altro.

Finché si scopre, ma con un poco di buona volontà era chiaro da subito, che l’energia non può essere gratuita e compensata dallo Stato per tutti, che i bilanci delle imprese e delle famiglie, salvo casi davvero eccezionali, sono compatibili con il costo del gas e dell’elettricità, tanto più che in valori relativi questi costi così come sono aumentati in modo abnorme, ecco che decrescono in modo altrettanto rapido e significativo. Però si procede per inerzia. E viene il momento in cui il carburante per auto e autotrasporto sembra essere schizzato a livelli fantastilionici, e invece non è vero, la media del prezzo, fatta salva la fine dello sconto su alcune accise, questione di centesimi al litro, derubricato il differenziale con certe stazioni di pompaggio e rifornimento sulle autostrade, è più o meno quello di prima. (…) Chi vive una vita normale sa che non c’è alcun incubo nell’animo degli italiani, dei consumatori, di chi con il carburante ci lavora, non nella misura indicata dai servizi dei telegiornali e dai notiziari vari dell’apocalisse economica. C’è preoccupazione, sì, con toni e ragionamenti normali. Ci permettiamo anche il lusso di lamentarci di un inverno relativamente mite, chiave di volta insieme alle decisioni dell’Unione europea del calo dei prezzi che ci avevano incantato come una favola, come un fantasy assassino, terroristico. Ci prendiamo in giro da soli, ci esponiamo al ridicolo, e per tanti che gemono sotto il peso di un’economia scarsamente produttiva, di salari ridicolmente troppo bassi, di sindacati che da decenni non fanno il loro mestiere, di imprenditori miopi e taccagni, tanti altri fanno i giocolieri d’opinione con bollette, gas, fonti energetiche varie.